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alfina scorza recensione

“Le lettere di Jo” l’album di Alfina Scorza – recensione di Giuseppe Provenzano (Extra – Music Magazine)

Le lettere di Jo” è la seconda prova discografica di Alfina Scorza, ed arriva a cinque anni di distanza da “Di rosso e di sensualità”. Nove storie di donne- la Jo del titolo è un chiaro riferimento a Jo March, la protagonista di “Piccole donne” della Alcott- compongono un lavoro interessante e cangiante sulle sue tessiture musicali.

Un bouzouki dai toni tendendi ad un sirtaki ed una linea di basso molto dinamica animano “La sua vanità”, pezzo che apre non solo il disco, ma anche un trittico di brani che riguardano la sfera degli affetti. “La sua vanità” è il continuo calpestamento di una donna come madre e come moglie, un invito alla ribellione.

“Ma quando scende la sera” è un suadente e tempestoso tango, sorretto da un pianoforte e colorato dai contrappunti degli archi, che racconta della storia d’amore fra un uomo ed una donna di quindici anni più grande.

“Sciolgo” per un momento l’ordine della tracklist per completare il terzetto di cui sopra. La canzone che lo chiude è l’intensa “Lettera”, storia di un rapporto madre- figlia travagliato ma puro e coraggioso. Anche qui è un piano a tenere le fila del pezzo, sollevato da un crescendo strumentale che lo fa decollare.

“Svegliali tu” è il vero terzo pezzo della tracklist, e vede la partecipazione della grandissima Brunella Selo. È, probabilmente, il pezzo più potente dell’album, ispirato alla storia di Carolina Picchio, suicida a quindici ànni vittima di cyberbullismo. Un brano in cui la potenza incazzata del testo si fonde alla perfezione con i toni elettrici dell’arrangiamento e con la componente interpretativa. Quest’ultima mette in mostra un intreccio di voci che è un’alchimia perfetta.

“Quadro imperfetto” è un brano a toni arabeggianti, con un bell’arpeggio di chitarra classica ed un interessante pattern di percussioni. Anche qui molto interessante la storia raccontata: l’imprevedibilità dell’amore ed il coraggio di seguirlo, anche a costo della rinuncia ad una vita più agiata.

“Così sia” era già uscito come singolo qualche anno fa, e tratta della posizione della donna nel mondo del lavoro, tematica- se possibile- ancora più attuale rispetto a tre anni fa. Pezzo con una dinamica molto interessante, con la sezione archi che si intercambia con la chitarra nel levare ed un afflato world sempre molto accentuato.

“Rosamarina”, brano scritto da Andrea Parodi, riprende le sonorità del tango, che incontrano un arpeggio di chitarra classica dilatato che apre ulteriormente il pezzo. La protagonista questa volta è una donna del Sud emigrata in Argentina. Ad ogni giro di tango riaffiorano in lei i ricordi di una vita passata, in bilico fra nostalgia e malinconia.

Una linea di basso esplosiva, una fisarmonica che svisa e dei fill di batteria spaziali dominano “Scegli te”, brano che racconta di ribellione e perseveranza, dell’andare avanti senza badare troppo al sentire comune ed alle scelte di comodo.

Chiude il disco “Storia d’amore”, unica cover dell’album, di un brano di Celentano. Su una spinta ancora tanguera, fatta di archi e fraseggi di chitarra, avviene un ribaltamento della prospettiva rispetto al pezzo originale: è la donna a parlare, il punto di vista è il suo, in una intuizione “teatrale” interessantissima e riuscita.

“…… lavori infuocati, pieni di coraggio, libertà e resistenza. Non c’è un pezzo che non meriti tutte le attenzioni, anche solo per la tematica che ci sta dietro. Poi sono tutti suonati, che sembrerebbe scontato ma- purtroppo- non lo è.

Di lavori del genere, che gridano forte, animati dall’esigenza di farsi sentire, c’è sempre bisogno.
Sono quelli per cui vale la pena passare le notti in bianco.

Che il sonno prima o poi lo recuperi, la bellezza va colta subito.”